Laszlo Alexandru

 

UNA PROTESTA FALLITA



"...nella lotta tra la vera civiltà e una nazione resistente
viene distrutta la nazione, invece la verità mai."

(Titu Maiorescu)



La pubblica protesta è una forma di reazione estrema all’ingiustizia commessa contro una persona o un gruppo di individui, in seguito alla violazione delle leggi o dei principi comunitari. La protesta è una forma spettacolare di dissociazione, di punizione morale, un tentativo di riparazione degli abusi. Essa è spesse volte seguita da gesti effettivi, in campo giuridico, per rifare l’accordo tra i valori proclamati e quelli ufficialmente riconosciuti dalla società.

La condizione elementare d’espressione di qualsiasi protesta è legata alla sua legittimità morale. Esprime una volgare presa in giro quella protesta la quale, fingendo la rivolta, presenta fatti storti, inesatti. La quale, in nome della simulata indignazione, rifiuta di riconoscere le evidenze. La quale lancia campagne di minacce e intimidazioni. La quale viene in appoggio alle idee antisociali, punite dalle leggi.

Una protesta del tutto inedita è stata lanciata recentemente nella vita pubblica romena. 200 persone si sono buttate a proclamare la loro solidarietà con l’ex-dissidente Paul Goma e con i suoi scritti antisemitici. Ecco una grande vittoria dell’autore esiliato! Una trentina d’anni fa, nel quartiere bucarestino di Drumul Taberei, in condizioni di clandestinità, egli raccolse centinaia di firme contro la dittatura comunista della Romania. Oggi, stabilitosi a Belleville, alle periferie di Parigi, ha raccolto centinaia di firme contro le leggi democratiche europee e a favore dell’antisemitismo arrogante.

Gli stereotipi di Paul Goma sono in presente pochi, ma fissi. Benché gli ebrei siano stati cacciati via quasi integralmente dalla Romania contemporanea e la loro comunità sia in via di estinzione, la colpa per tutti questi fatti è delle vittime. Furono loro a lanciare le provocazioni, lungo i decenni, dimostrarono loro la mancanza di fedeltà nei confronti della bella patria che li aveva calorosamente accolti e ospitati. Qualsiasi pretesto per infilare ancora e ancora questo ritornello profondamente offensivo è benvenuto per Paul Goma: che si riferisca alla ribellione contadina del 1907, che parli dell’evoluzione del fronte durante la prima guerra mondiale, che finga di svolgere l’analisi di alcuni accaduti della seconda guerra mondiale, che si butti in insulti contro lo Stato di Israele, che colpisca con la sua frusta la passività degli scrittori romeni nei tempi di Nicolae Ceauşescu, che punisca le complicitŕ del dopo 1989 con Ion Iliescu, tutte le strade portano alla stessa destinazione: č colpa degli ebrei.

I suoi scritti antisemitici degli ultimi anni hanno provocato ampi dibattiti sulla nostra stampa quotidiana e culturale. Ma le sue convinzioni non sono state per niente cambiate da decine di opinioni, argomenti e citazioni che gli sono state contrapposte da una dozzina di intellettuali. L’autore non sembra nemmeno preoccupato dalle tristi vicinanze in cui sono andate a finire le sue dannose allucinazioni, riprese e ampiamente popolarizzate dalle riviste Obiectiv legionar [Obiettivo fascista] (no. 20-21/2005) e România Mare [La Grande Romania – partito politico e pubblicazione neo-fascista] (no. 766, 767, 768, 769/2005).

A Paul Goma non è stato impedito di esporre ampiamente le sue menzogne, su giornali di grande tiratura, a volte ripetendo due-tre volte gli stessi suoi testi aberranti, in diversi angoli geografici della Romania e predicando la stessa politica dell’odio antiebreo. È successo però che, dopo che la rivista Viaţa Românească di Bucarest (no. 6-7/2005) aveva stampato il millesimo fascicolo antisemitico firmato da Paul Goma, il Consiglio dell’Unione degli Scrittori di Romania ne ha avuto abbastanza e, in un comunicato ufficiale, si è dissociato dal contenuto scandaloso del mensile che esce sotto i suoi auspici. Il vice-caporedattore Liviu Ioan Stoiciu, responsabile della pubblicazione del testo, ha perso il suo incarico.

Meravigliosa opportunità di scandalo! Ecco lo straordinario pretesto per via del quale il vittimizzatore possa essere trasformato in vittima, con un nervoso tentativo di lavaggio della sua immagine compromessa. Circa 200 (tele)spettatori delle più diverse provenienze, dalla Romania e dal mondo intero, si sono slanciati a vociferare contro l’Unione degli Scrittori. Il giornale Ziua [Il giorno] del 14 settembre è stato il portavoce più adatto del contrattacco. Lo spettacolo più pietoso è vedere qualcuno che protesta, ma non lo sa proprio perché. Se un centinaio o due di persone mettono la loro firma sotto una lunga serie di bugie, queste diventeranno all’improvviso delle verità? Le accumulazioni quantitative, secondo la teoria marxiana, saranno mai capaci di provocare il salto qualitativo – perfino nel campo morale?!

Il coro dei protestatari sostiene senza batter ciglio: "I detrattori consacrati dello scrittore esiliato gli hanno attribuito più tempo fa l’infame qualificativo [di antisemita], soprattutto per la sua ricerca storica Săptămîna Roşie sau Basarabia şi evreii [La Settimana Rossa ovvero la Bassarabia e gli Ebrei], la quale, come si è dimostrato, nessuno di loro ha discusso in fondo, limitandosi a etichettarla". Si deve sottolineare però che la ricerca "storica" ricordata è stata stampata da Paul Goma in Romania solo nel 2004, presso l’Editrice Vremea XXI di Bucarest, quindi non poteva provocare "più tempo fa" l’attribuzione di qualsiasi etichetta. Nessuno poteva valutare il libro prima della sua pubblicazione. Mi sono riferito io stesso a quel volume, in modo estremamente dettagliato, nel mio studio Paul Goma antisemita (vedi E-Leonardo, no. 5/2004; vedi Tribuna, no. 56-57-58/2005). Gli ho consacrato circa 35 pagine, con 50 note infrapaginali e più di 30 ampie citazioni. Che cosa avrei dovuto aggiungere ancora per una discussione "in fondo"?! Altre 300 o 400 pagine? Dovevo pubblicare un altro libro, in margine al primo, aberrante e bugiardo dall’inizio fino alla fine? Il titolo di antisemita l’ho attribuito io all’autore di Belleville, dopo la lettura e l’analisi dettagliata delle sue ipotesi. Per quanto mi riguarda, non sono stato un detrattore di Paul Goma, tutt’anzi, perché fino allora lo avevo elogiato e lo avevo difeso. Non sono un detrattore di Paul Goma, perché affermo la verità su di lui, in base alle citazioni, agli argomenti e alle dimostrazioni.

Bellissima protesta pubblica: tre bugie in una sola frase!

Ma il coro dei protestatari va avanti senza esitare: "Per tutti noi è comunque evidente che lo scrittore Paul Goma non è antisemita non solo perché è marito e padre di ebrei. Ma anche perché non ha negato e non nega l’Olocausto e tutti gli altri gravi crimini commessi contro gli ebrei, perfino dai suoi connazionali". La situazione familiare di un intellettuale non offre però le atenuanti alle sue opinioni false, profondamente ingiuste e offensive rivolte contro una intera comunità etnica. Paul Goma ha negato esplicitamente l’Olocausto, quando ha scritto: "L’Olocausto romeno è una bugia, un falso, una truffa, un’ignobile minaccia (i soldi o la vita!)" (vedi il vol. Săptămîna Roşie…, Buc., Ed. Vremea XXI, 2004, p. 273). Per queste affermazioni – come anche per tantissime altre, non meno volgari – non ho letto ancora da nessuna parte le scuse o i rimpianti dell’autore.

Se 200 persone affermano di Paul Goma che non ha scritto quello che egli in realtà ha scritto e ha pubblicato, hanno loro ragione?! Se i 200 si sdegnano con ipocrisia, la storia può essere falsata? La legge può essere infranta?

Ma il coro dei protestatari va avanti senza titubare: "Per quanto riguarda l’accusa di antisemitismo, come anche tante altre portate oggi contro Paul Goma, è significante il fatto che praticamente tutto questo gli è stato rimproverato nel passato anche dalla Securitate [la Polizia Segreta comunista]". Il fatto che in passato Paul Goma sia stato ingiustamente attaccato dalla Securitate non lo assolve dalla legittima accusa, dimostrata con una valanga di citazioni, in presente.

Si immaginano per caso i 200 che, usando la diversione della legittimità morale di Paul Goma di allora, possano nascondere la sua impostura morale di adesso?!

Ma il coro dei protestatari va avanti senza stare in dubbio: "Paul Goma ha annunciato che questa volta farà la denuncia in giustizia contro coloro che lo hanno accusato di antisemitismo". Io stesso sono stato uno di coloro che abbiamo accusato e tutt’oggi sto accusando Paul Goma di antisemitismo, dopo avere studiato in dettaglio il suo volume Săptămîna Roşie… [La Settimana Rossa…] Aspetto anch’io di essere citato in giustizia. Porterò con me il libro davanti ai giudici e ne farò letture ad alta voce.

Credono per caso i 200 che l’intimidazione sia il più forte pugno in faccia, per far tacere la verità?!

Ma il coro dei protestatari va avanti senza scomporsi: "Ci rivolgiamo alla presidenza dell’Unione degli Scrittori (…) considerando che ai due sia stato violato – per mezzo di un atto di censura difficile da giustificare – il diritto più naturale di qualsiasi scrittore, quello di far pubblicare i propri scritti". In realtà i due (Paul Goma e Liviu Ioan Stoiciu) hanno fatto pubblicare senza ostacoli le loro opinioni, e cioè in libri e riviste. La "censura", secondo il dizionario, rappresenta "il controllo prealabile esercitato sul contenuto delle pubblicazioni, delle trasmissioni radiotelevisive ecc.". Se i loro scritti fossero stati censurati, non sarebbero più stati commentati. Apprezzare in maniera critica ed esprimere la dissociazione morale nei confronti di un testo già pubblicato non vuol dire per niente censurarlo. L’Unione degli Scrittori, come qualsiasi osservatore privato, ha preso il suo diritto di pronunciarsi (in modo negativo) su alcune opinioni già stampate che – in via di conseguenza – non sono state censurate.

Se 200 osservatori ignoranti fanno la confusione tra la condanna pubblica di un testo già stampato e la sua censura, dimostrando così di non avere la minima idea di che cosa voglia dire il concetto di "censura", avranno per caso ragione loro?!

Dicevo all’inizio di questo intervento che la prima condizione d’espressione di una protesta è la perfetta legittimità morale. Lo scrittore che alza la sua voce per cercare in pubblico la sua verità non può farlo afferrando l’arme della bugia, dell’intimidazione, dell’ignoranza, della manipolazione. Egli deve stare molto attento agli alleati che sceglie accanto a sé.

In questo caso, uno degli iniziatori e partigiani della protesta "dei 200" – con interventi diretti sul forum del giornale Ziua, l’offerta del proprio indirizzo, la coordinazione della campagna di raccolta delle firme ecc., è stato nessun altro che Mircea Stănescu, noto commentatore di negazionisti, traduttore di antisemiti e buffone agitato della ricerca storica (vedi anche il mio testo polemico Păcală învaţă istorie / Arlecchino insegna la storia). Lo stesso Mircea Stănescu pubblicava sui numeri 6-11/2004 della rivista Timpul un ampio studio, dove rubava in modo scandaloso le ricerche svolte da altri due colleghi. Il giovane sposo delle bugie stampate si è visto confrontare con la grave accusa di plagio. Senza preoccuparsene più di tanto, si è pentito versandosi addosso un sacco di cenere, da fare la faccia di un africano: "Considerando la gravità di questa colpa, che rappresenta l’appropriazione illecita della produzione intellettuale dei nostri colleghi, vorrei chiedere loro scusa (…). Poi desidero scusarmi con tutti quanti per la violazione degli standard e dell’etica della ricerca scientifica" (vedi Timpul, no. 5/maggio 2005, p. 17).

Che venga quindi il plagiario del mese di maggio e che accusi l’Unione degli Scrittori di censura, nel mese di settembre, attirando accanto a sé altri 200 disorientati, mi sembra la cima assoluta dell’impostura nella vita pubblica autoctona quotidiana!

L’idea di protesta collettiva è stata consacrata come arme di lotta contro la dittatura di Ceauşescu, nel 1977. L’idea di protesta collettiva è stata uccisa, sotto i nostri occhi stupefatti, dal tentativo di legittimare in presente gli scritti antisemitici di Paul Goma.

(gennaio 2006)